Non Ho L'Età
Gigliola Cinquetti

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Non ho l'età
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Amato, osteggiato, noioso, divertente: anche quest’anno il Festival della canzone italiana giunge alla sua conclusione con l’asfissiante peso di 5 lunghe serate sulle spalle e una palma d’oro consegnata ai giovani Måneskin. Nonostante la crisi e la discutibile qualità, il Festival continua a unire il Bel Paese nel segno della musica italiana ormai da 71 anni. Tra alti e bassi, nell’articolo “faremo un passo indietro”, per vedere come sono cambiati i testi, le canzoni e gli interpreti che l’hanno reso un appuntamento ineluttabile. La manifestazione nasce nel 1951 sia per attrarre turismo nella città durante la “stagione morta” sia come innocente evasione dagli orrori di una guerra devastante. Gli interpreti, per venti canzoni inedite, erano solo tre. La prima canzone vincente è “Grazie dei fiori” di Nilla Pizzi, che conferisce a Sanremo un certo lustro all’interno del circuito socio-culturale italiano. Nelle edizioni successive assistiamo a un aumento degli interpreti, che si ritagliano un posto nell’olimpo della canzone italiana: Nilla Pizzi, Claudio Villa, Tony Dallara, Johnny Dorelli, e, tra tutti, Domenico Modugno. Se nelle prime edizioni il testo dei brani proposti “non esce di un millimetro dal solco Dio-Patria-Famiglia”, nel 1958 il cantautore di Polignano a Mare si presenta con la sua “Nel blu dipinto di blu”, destinata a rivoluzionare la canzone italiana e ad aprire le porte di Sanremo al cantautorato. Gli anni sessanta sono, senza dubbio, gli anni d’oro del Festival, allo stesso tempo, però, il clima ostile nei confronti di Sanremo raggiunge vette ancora ineguagliate. Da un lato vediamo la nera vicenda che ci costringe a salutare Luigi Tenco fin troppo presto, dall’altro la nascita di un “Controfestival” nel ’69, creato da Dario Fo e Franca Rame per contestare una manifestazione “prodotto dalla borghesia che addormenta le coscienza dei lavoratori”. In questo clima nasce una profonda spaccatura tra i cantautori politicamente impegnati e la gara sanremese. Sempre in questi anni, però, l’evento è lanciato in eurovisione, facendo approdare sul palco grandi interpreti della canzone nostrana: Mina, Lucio Battisti, Giorgio Gaber, Adriano Celentano, Gino Paoli, Gigliola Cinquetti, Al Bano, Sergio Endrigo, Nicola Di Bari. Le canzoni che hanno vinto la competizione negli anni ‘60 sono legate dal filo conduttore dell’amore e se di alcune di queste si può affermare siano invecchiate un po’ male, come ad esempio “Non ho l’età” di Gigliola Cinquetti , altre meritano di essere chiamate in causa come veri e propri capolavori della nostra musica: come “Canzone per te” di Sergio Endrigo. Se gli anni sessanta sono stati gli anni della consacrazione di Sanremo come evento nazional-popolare, gli anni settanta sono stati un decennio sfortunato per il Festival. Anche in questi anni, comunque, Sanremo riesce ad accogliere sul proprio palco decine di artisti fondamentali per la nostra musica: Lucio Dalla, Roberto Vecchioni, Gianni Morandi, Rino Gaetano. Il cantautorato, anche se non ancora uscito vincente, riesce ad aprirsi le porte nel Festival della canzone italiana cambiandone i connotati lirici sempre indirizzati all’orizzontalità del tema d’amore. Gli anni ottanta e novanta vedono il rilancio di Sanremo dopo i pochi successi del decennio precedente. Nel 1981 la vittoria di Alice con “Per Elisa”, scritta dalla in collaborazione e con Battiato, sancisce l’inizio di una nuova fase per la kermesse e spezza il monopolio amoroso. Nuovi e giovani interpreti salgono sul palco con risultati alterni: Vasco Rossi, Jovanotti, Fiorella Mannoia, Zucchero, Eros Ramazzotti, Elio e Le Storie Tese, Laura Pausini, Biagio Antonacci, Andrea Bocelli, Giorgia. Sanremo, in questi anni, funge da trampolino di lancio per una generazione di cantanti che portarono sul palco dell’Ariston nuove sonorità e nuovi temi. Un nuovo periodo nero si interrompe solo nel 2007 grazie alla vittoria di Simone Cristicchi con “Ti regalerò una rosa”, canzone che parla di un amore nato dentro le mura di un centro psichiatrico. Quest’ultima è un chiaro esempio della democratizzazione dei temi da portare in gara. Da inizio duemila ad oggi, infatti, troviamo tematiche del tutto nuove: “Vorrei avere il becco” di Povia nel 2006, “Non è l’inferno” di Emma nel 2012, “Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani nel 2017, “Soldi” di Mahmood nel 2019. Ma il vero cambiamento nel Sanremo degli anni ’00 è la saldatura che, dal 2009 fino ad oggi, si viene a creare tra i palcoscenici dei talent, quali “Amici” e “XFactor”, e il palco per eccellenza della canzone italiana. Sono ben 14 i podi di Sanremo centrati da coloro che hanno partecipato ad uno dei due talent, gli ultimi due nella notte di ieri, con il secondo posto di Francesca Michelin (in coppia con Fedez) e la vittoria di Maneskin con la loro “Zitti e buoni”. Il Festival di Sanremo non sarà ancora cambiato nell’anima, ma le tematiche vincenti fanno ben sperare per un futuro migliore.